vi ho già detto che io credo l’inverno aiuti a fare pulizie interiori, ma quest’anno l’inverno… NON PERVENUTO. ho dovuto provvedere da sola, iniziando quest’estate. che lo sentissi? preveggenza? che abbia un sesto senso per le stagioni? a proposito, c’è qualcuno di voi che sente il cambio di stagione dall’odore dell’aria, vero? (lo so che è una romanticheria, non me ne vergogno affatto). che poi, mai come quest’anno avevo bisogno dell’inverno spazzino! ho avuto una fortuita serie di coincidenze tristi e propizie allo stesso tempo, un’alchimia di risorse, le più inaspettate. a volte (tipo questa) sono contenta di aver studiato gli orientali perché nessuno come loro mi ha trasmesso così bene che il dolore è il materiale su cui si sta lavorando per costruire un sé migliore, il fondo è il passo appena precedente alla risalita e le cose rotte meritano di essere riparate in modo da avere una seconda vita, di valore maggiore. e nessuno come loro mi ha insegnato il senso dello spazio, del vuoto, delle pause e del silenzio. quindi amen per l’inverno che non è passato e grazie all’oriente con cui mi salvo sempre per un soffio. questo per dire che avevo bisogno di chiudere un capitolo e, dato che sto sempre a farvi le metafore col cibo, invece che tentare imprese mirabolanti ho deciso di sistematare un esperimento già avviato da un po’ di tempo: la crema spalmabile alla nocciola. era tanto che volevo farla in casa ma immaginavo che l’apparente semplicità nascondesse terribili insidie, e infatti alcuni malcapitati amici si sono beccati un mappazzone un po’ troppo cioccolatoso. ovviamente gli amici che si beccano il work in progress (non lo faccio mai, giuro: è un caso straordinario) sono quelli particolarmente degni di fiducia, pazienti e capaci di darmi consigli utili, le cavie insomma: bel ringraziamento per le loro doti eh? comunque sono ancora vivi, e pare l’abbiano finita tutti, quindi suppongo non fosse poi così atroce. ora però è collaudata, e l’ho anche fatta in varie versioni: la fondente è per tutti tutti, la bianca mi ricordava l’infanzia (ve la ricordate la versione tricolore?). insomma, ho ripreso i fondamentali. la cosa straordinaria di questo evento è che io detestavo le nocciole. in generale ho un problema con i sapori sapidi (tipo tutta la frutta secca in generale, il parmigiano reggiano, i frutti di mare), che mi stroncano i recettori cerebrali del gusto e dell’olfatto: ovvero, non è neanche che non mi piacciono, ma li trovo sapori megalomani, davvero prepotenti, mi sconquassano il palato. tuttavia, essendo io molto faustiana e in molti sensi (specialmente alimentare) se c’è una cosa che detesto è depennare qualcosa dalla lista del cibo, e quindi poco alla volta ho provveduto a riabilitare le nocciole, che tra tutti i cibi sapidi erano quelle che mi davano in assoluto più fastidio. le chiamavo “antipatiche”, ora riesco a mangiare la crema di nocciole a cucchiaiate. un paio ogni tanto, poi mi stufa, ma mi ritengo soddisfatta. voi penserete: ma che cavolo di traguardo è? che c’è gente disperata perché con la crema di nocciole non riesce a smettere. eh oh, vedete i punti di vista come sono diversi? ora vi lascio alla ricetta: la grande soddisfazione è che molto nocciolosa, ma la consistenza è quella dell’innominabile. eheh. i vegani saltino subito alla fondente, gli altri possono indulgere nella mia preferita se vogliono, la bianca, candida come l’inverno, che la speranza è l’ultima a morire e una nevicatina io la aspetto.
crema spalmabile alla nocciola
BIANCA
(280 g, un barattolo)
100 g di nocciole sgusciate
130 g di cioccolato bianco
55 g di olio di semi di girasole
1 punta di cucchiaino di noce moscata
LATTE
(280 g, un barattolo)
100 g di nocciole sgusciate
75 g di cioccolato al latte
50 g di cioccolato fondente 50{e145be2edfb99c2a11b0b38bb124b71fbae5f2e272e1bb972c8de2d1940c8529}
60 g di olio di semi di girasole
1 punta di cucchiaino di fava di tonka
FONDENTE
(280 g, un barattolo)
100 g di nocciole sgusciate
70 g di cioccolato fondente 70{e145be2edfb99c2a11b0b38bb124b71fbae5f2e272e1bb972c8de2d1940c8529}
45 g di cioccolato fondente 50{e145be2edfb99c2a11b0b38bb124b71fbae5f2e272e1bb972c8de2d1940c8529}
75 g di olio di semi di girasole
1/2 baccello di vaniglia
ARBITRARIAMENTE il tipo di cioccolato fondente utilizzato può essere variato ma è bene tenere presente che il risultato finale potrà avere una consistenza diversa (più è il cacao contenuto, più si addenserà)
CON CURA la noce moscata e la fava tonka si intendono in polvere, della vaniglia usare i semini, a parte questo il procedimento è identico per ognuna delle tre versioni!
SENZA FRETTA per rimuovere la pellicina delle nocciole infornatele a 100° per 15′: una volta tolte dal forno basterà sfregarle con le dita per rimuoverla facilmente
- infornare le nocciole (private della pellicina) a temperatura ambiente e scaldarle per 15′: una volte calde sarà molto più rapido ottenere la pasta di nocciole
- frullare le nocciole fino a ottenere una crema il più possibile liscia e omogenea (possono servire dai 10′ ai 30′, a seconda della potenza del robot)
- fare un temperaggio semplice del cioccolato: tritarlo finemente, per ognuna delle tre tipologie scioglierne 2/3 a bagnomaria, toglierlo dal fuoco e aggiungere il rimanente 1/3 mescolando energicamente fino a che non sarà liscio e omogeneo
- aggiungere il cioccolato alla pasta di nocciole ottenuta e mescolare bene
- aggiungere l’olio e mescolare bene fino a ottenere una consistenza omogenea
- aggiungere l’aroma e mescolare bene
- sterilizzare i barattoli in forno a 130° per 30′ e i tappi a 130° per 15′, lasciarli intiepidire e versarvi la crema ottenuta
- chiudere e lasciare rassodare per 24h, cercando di muoverli il meno possibile
DULCIS IN FUNDO
una volta trascorse le 24h la crema dovrebbe essersi stabilizzata e aver raggiunto la sua consistenza definitiva
SODALIZI il sapido è un altra di quelle caratteristiche dei cibi, oltre all’acidulo, che fatica ad accompagnarsi al tè. ma niente paura, come l’acidulo nessuno (<3): il sapido non altera il sapore della bevanda, al massimo lo sovrasta. nel qual caso le tre versioni di crema spalamabile sono in ordine, dalla più facile da abbinare alla più difficile: bianca, latte e fondente (la fondente è anche un po’ acidula, ahinoi). in generale, trovo che i tè migliori per la frutta secca (e il cioccolato, già detto) siano i verdi giapponesi: sono sapidi essi stessi e reggono il confronto. maccha e sencha nello specifico, il gyokuro temo sia troppo soave. se siete molto fortunati grazie a questo abbinamento potreste estrarre da qualche buon tè una nota in più. quindi, buone scoperte!